2015_Totem, Cesa (CE)

 

Confini. Uno dentro l’altro.

Terra (notoriamente) di confine. Il lotto sul confine di tre comuni contigui. La struttura sul confine del lotto. Residuale. A ridosso di due noci floridi. Necessari a fare schermo alle impurità.

Una zattera triangolare nel vuoto scabro. La zattera di Saramago: dov’è la frontiera? chiede. Intorno due strade si intersecano sotto gli occhi di un’aquila di gesso montata sui piantoni di un cancello. Una generale sensazione di straniamento rende ogni angolo di questo mondo residuale.

 

(M)1

Si arriva superando un cavalcavia. Dalla sommità i tetti bassi delle case si distendono come gramigna in un campo di stoppie. Il piazzale porta i segni dell’asfalto tagliato e rappezzato. Le macchine lasciano una scia di terra secca.

 

(M)2

Ma se immetti qualcosa che rompa la continuità. Come una forma di Boccioni. La continuità dello spazio. Un punto che metta alla prova la realtà. Una perturbazione come una nube nera nel cerchio dell’orizzonte. Se fai questo, stai fondando un piccolo lembo di diversità. Le geometrie ruotano. Come in cammino

 

(M)3

E nella controra di una giornata assolata quattro ragazze passeggiano e poi siedono sulle panchine alla base del totem. Una si distende e guarda in cielo. Con un che di perplesso nello sguardo. Un vecchio in bicicletta rallenta e poi si ferma. Il colore del giorno diventa indaco e di colpo cede la propria indolente saturazione al buio. Allora irrompe la luce della scatola bianca in cima. Due giovani si preparano per la corsa allungando i muscoli sulle stesse panchine. Il cielo si schiera per la battaglia. I lampioni brillano come occasionali stelle artificiali. Un cane fulvo entra nel recinto e si accuccia a ridosso della parete di cemento. Hanno già rubato i faretti. Ma l’uomo li ha rimessi.

 

(M)3

I confini (questi confini) sono idoli svuotati. Una indistinta continua sequenza dello stesso racconto. Ma servono. A te servono. A farti stare dall’altra parte.

 

(M)4

Non credo che cambi qualcosa. Una piccola cosa così. Ma forse un seme. Nel territorio. O in un te ostinato. O nel tuo ridotto intorno di persone e cose. Non importa dove. È tutto quello che può fare una piccola insignificante cosa. Ma solo questo e non sai se può bastare.

 

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