Le storie di carl webster

carl webster

Non è tra i migliori libri di Elmore Leonard. Morto nel 2013 Elmore Leonard è stato un grande scrittore western. Nel senso letterale. I suoi racconti (tra cui il grande Quel treno per Yuma) hanno alimentato il mito degli sceriffi, dei fuorilegge, dei duelli e degli agguati, delle piste polverose e delle rocce rosse, degli indiani e delle mandrie. Ma anche in un senso più ampio. Lo spirito degli sceriffi che fanno rispettare la legge e di chi la legge la infrange è sempre quello degli inizi della storia degli Stati Uniti. Anche nelle storie contemporanee (Tishomingo Blues e altri).

 
Ma in questo libro mi piace il tono della narrazione. Carl Webster racconta le sue avventure. E lo fa come fanno i nonni ai nipoti davanti al fuoco. E come suggerisce la copertina, seduto su una sedia a dondolo con lo stetson in testa e una sigaretta tra le dita. E così ogni storia si riveste di un’aura di mito. Si colloca in un tempo dove le cose sentivi di farle per uno scopo. Costruire un futuro, mica niente. Lo spirito dei pionieri. Un senso di giustizia primitiva. Spicciola tutto sommato. Ma che alla fine è piena di umanità. Roba di altri tempi.

 
Carl Webstertira fuori la pistola solo per uccidere”. Questo bisogna saperlo. Ed ha un proprio credo: “Non lasciar fuggire nessun colpevole”. Questo basta. Fondamentalmente ad assumersi la responsabilità di sparare o lasciar andare.

 
E quando racconta è proprio questo il punto che emerge davanti alle bocche spalancate degli ascoltatori. Il momento in cui solo con sé stesso decide.

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