l’ora incerta

l'ora incerta

Luigi Spina è mio amico. Da anni fotografa le mie cose. Ormai non ci diciamo più niente. Io so che coglie le mie intenzioni e qualche volta addirittura me le disvela. Seguendolo ho capito che il suo punto di forza è l’inquadratura. La capacità cioè di vedere quello che sfugge agli altri. E di scoprire il lato non immediatamente visibile delle cose. Che altro non è se non la bellezza (quando mai la bellezza si è mostrata così senza che tu ti metta in gioco per scoprirla?). In genere gli chiedo il bianco e nero.

 
Ne L’ora incerta, Electaphoto 2014 Luigi fotografa il Foro Romano. Quasi completamente a colori. Un tema così è una sfida. Sono fotografie direi frontali. Non ho ritrovato la sorpresa dell’inquadratura. Cosa che mi aspettavo. Allora ho guardato. Ed ho scoperto che sono fotografie di luce. Inseguita e catturata alle diverse ore del giorno. Le pietre i marmi le tessiture le scanalature le venature, la luce genera (svela) materia e dettaglio. Ne esalta quotidiano e numinoso.

 
O non è la materia che crea la luce? Questa ambiguità Luigi non svela. Ed è la forza del suo viaggio attraverso le ore del giorno. Ogni scatto è certificato da un’ora precisa. A dire: è tutto vero. In quell’istante, in quel preciso istante, ecco il mondo. Sotto quell’unico cielo (i cieli sono assoluti in queste fotografie). Ma tu sai bene che ogni realtà è mutevole e niente sarà più così. Non è poi così male.

 
Fino all’ora grigia. Dove ritorna l’amato bianco e nero. Il mondo si astrae in una bolla di purezza e silenzio. Una specie di aspirazione. Messe alla fine del libro tu capisci che è un percorso. Che ti porta “qui”.

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