Non luogo a procedere

non luogo a procedere

Claudio Magris è un grande scrittore. Ma i suoi libri sono faticosi da leggere. Perché non usa dialoghi. I periodi sono lunghi e complicati. Le storie sono sottili e tortuose. Però ci stai dentro questa fatica e quando entri in contatto (molto spesso devo dire) allora sembra di essere trasportati su un altro piano. Dove le parole si compongono nella bellezza.

 
Claudio Magris è un grande scrittore di viaggi. Lì non c’è nessuna fatica. Ma anche Non luogo a procedere è una sorta di viaggio. Nell’ossessione della guerra. C’è un uomo che dedica la vita a raccogliere cose di guerra. Fucili, cannoni, persino un U-boat. Perché è convinto che conoscere la guerra porti alla pace. Per questo vuole fondare un Museo nella sua Trieste. Dove c’è la Risiera di San Sabba, l’unico lager nazista in Italia. Questo uomo è realmente esistito. Viveva in un capannone e dormiva in una bara (come nel libro). Un incendio gli tolse la vita e distrusse molti documenti. Ma è solo lo spunto. Il libro è come un fiume con molti affluenti. Ci sono tante storie che si innestano una nell’altra. E un’infinità di personaggi con nome e cognome. Solo il fondatore non ce l’ha. Il controcanto lo fa Luisa che dopo l’incendio cerca di portare a termine l’opera. Con i dubbi della persona. E questo ne fa una grande figura.

 
Due notazioni.
Una, che la nota finale del libro da sola vale la pena. Una bellissima riflessione sulle invenzioni (o bugie) degli scrittori.
Due, che nel 2005 sono stato la Risiera. C’erano nel Museo i disegni di Giovanni Talleri che era stato rinchiuso nel lager e poi trasferito in Germania. Eccoli. Affiorano come antiche cicatrici.

giovanni talleri

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